Porta OBD: che cos’è, come funziona, perché è fondamentale

Porta OBD: che cos’è, come funziona, perché è fondamentale

Se si chiude una porta OBD, si apre un portone: con uno strumento specifico applicato alla presa, infatti, otteniamo le informazioni utili per capire se nella nostra auto va tutto bene o c’è qualche acciacco.

Ma andiamo per un tratto a marcia indietro: in questa pagina, raccontiamo che cos’è il sistema OBD, a che cosa serve, come funziona e quali sono le differenze tra OBD-I e OBD-II.


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Che cos’è la porta OBD

La porta OBD è un’interfaccia presente su tutti i veicoli moderni che consente di accedere ai dati diagnostici dell’auto. Permette di verificare le condizioni di vari sottosistemi del veicolo. L’OBD è particolarmente utile per rilevare guasti, monitorare le prestazioni del motore e analizzare dati come emissioni e consumi. Originariamente sviluppata negli Stati Uniti, questa tecnologia è diventata uno standard internazionale: infatti, consente una diagnosi dei problemi dell’auto più accessibile e precisa.

Cosa vuol dire OBD: acronimo, scanner e codici di errore

OBD è l’acronimo di “On-board diagnostics”, ossia “diagnostica di bordo”. Il sistema di diagnostica di bordo OBD identifica eventuali errori attraverso i vari circuiti elettronici del veicolo: rileva, così, anomalie del motore, delle emissioni e di altri componenti. Con l’ausilio di uno scanner apposito, è possibile leggere i codici di errore generati dal sistema OBD e ottenere informazioni dettagliate sullo stato di salute del veicolo. In sostanza, l’OBD permette di mantenere sotto controllo le condizioni dell’auto e prevenire guasti gravi che comporterebbero riparazioni costose.

A cosa serve la presa OBD

La presa OBD è un “punto d’accesso” dove connettere strumenti diagnostici al veicolo per leggere i dati delle centraline elettroniche. È utilizzata normalmente nelle officine, dai tecnici specializzati, ma può essere un buon ausilio anche per chi possiede l’auto e vuol avere un’idea delle sue condizioni. Senz’altro, l’autodiagnostica consentita dalla porta OBD è di grande aiuto per la manutenzione predittiva, il “meglio prevenire che curare” delle quattroruote.

Dove si trova la presa OBD nell’auto

Il posto consueto di una porta OBD è sotto il cruscotto, vicino al volante, a portata di mano dell’automobilista. La sua posizione precisa varia a seconda del modello di auto, ma di poco: è sempre collocata in modo da essere facilmente accessibile per collegare uno scanner OBD. I manuali delle vetture indicano il punto esatto in cui si trova la presa OBD in modo che sia semplice utilizzare questa interfaccia per diagnosi e manutenzioni.

Storia e sviluppo della porta OBD nelle auto moderne

L’obbligatorietà della porta OBD sui veicoli leggeri è stata introdotta nel 1996 negli Stati Uniti, ma il primo sistema elettronico di autodiagnostica risale al 1968, frutto dell’impegno Volkswagen. I sistemi di diagnosi on-board rispondono alla necessità di standardizzare la diagnosi elettronica nei veicoli. Inizialmente utilizzato per monitorare le emissioni, il sistema OBD è stato poi adottato a livello globale come uno strumento di controllo fondamentale per tutte le auto. Con il passaggio dall’OBD-I all’OBD-II, l’efficacia e la standardizzazione della diagnostica sono aumentate, rendendo disponibili sempre più informazioni rilevanti.

Come funziona la porta OBD

La presa OBD è progettata e costruita come punto di connessione tra il veicolo e uno strumento diagnostico. Quest’ultimo legge i dati immagazzinati nelle centraline elettroniche. Quando il veicolo rileva un malfunzionamento, genera un codice di errore che viene interpretato attraverso uno scanner OBD. Lo scanner invia i dati a un’applicazione o a un computer, che fornisce un report dettagliato sullo stato dei sistemi dell’auto.

Quali dati raccoglie la porta OBD di un’auto

I sistemi OBD raccolgono dati provenienti dalle centraline del veicolo in tempo reale e li aggiornano continuamente. In particolare, lo strumento di diagnostica di bordo registra:

  • giri del motore;
  • velocità;
  • posizioni dei pedali;
  • condizioni delle spie;
  • portata d’aria;
  • emissioni;
  • anticipo scintilla;
  • l’insieme dei parametri al momento di un guasto;
  • condizione dei sensori d’ossigeno;
  • identificativo della vettura;
  • cicli di accensione;

Le differenze tra OBD-I e OBD-II: cosa devi sapere

L’OBD-I e l’OBD-II rappresentano due generazioni di sistemi diagnostici per veicoli. L’OBD-I, introdotto negli anni ’80, era specifico per ogni produttore e utilizzava protocolli proprietari, rendendo difficile la diagnosi universale. L’OBD-II ha introdotto protocolli unificati e una maggiore capacità diagnostica: si tratta del sistema adottato negli Stati Uniti nel 1996. L’obbligo di integrare in ogni vettura un sistema diagnostico elettronico in Europa risale al 2001 ed è identificato dall’acronimo EOBD, Europen on-board diagnostics. Oggi l’OBD-II permette una connettività avanzata tramite Bluetooth o Wi-Fi, facilitando l’uso di app per la diagnosi direttamente dal telefono.

Collegare lo scanner OBD alla tua auto a noleggio a lungo termine?

L’interfaccia OBD è potenzialmente utilizzabile anche per far diagnosi in autonomia, prima di portar la macchina in officina. È sufficiente disporre dello scanner specifico, effettuare il collegamento, accendere il motore e aspettare l’esito. Ma se hai una vettura a noleggio a lungo termine, a che cosa ti serve districarti tra collegamenti e codici di errore? Pensiamo a tutto noi, durante gli interventi per la revisione dell’auto.


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